Articolo del 16-03-2020
Un recentissimo studio a cura del CERGAS (Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale della SDA Bocconi) stima che in Italia più del 50% della popolazione tra i 15 e i 74 anni (di cui il 65% di genere maschile), ovvero 24 milioni di persone, soffrano di apnee ostruttive nel sonno (OSAS). Di questi, la metà è affetto da una forma moderata o grave della patologia.
L’elemento allarmante è che solo:
- il 4% di questi ultimi si è sottoposto ad esame diagnostico per accertare la presenza della malattia
- il 2% (circa 230.000 pazienti) è in cura.
La preoccupazione è giustificata dal fatto che le ricadute economiche e sociali di questo fenomeno sono ingentissime.
L’OSAS è associata infatti a un maggiore rischio di malattie cardiovascolari, neurologiche, metaboliche e oncologiche. E’ inoltre associata ad un maggiore ricorso ai servizi sanitari, un maggior rischio di incidenti automobilistici e domestici e a una riduzione della capacità lavorativa.
Perché questo dato preoccupa il legislatore?
L’impatto economico dell’OSAS è pesantissimo: la stima è di 31 miliardi di euro tra costi diretti (sanitari e non) e indiretti, di cui 17 attribuibili a mancata produzione e morti precoci per patologie correlate.
Sebbene nel 2016 la Conferenza Stato Regioni abbia licenziato un documento d’intesa sul modello diagnostico e terapeutico da perseguire per l’OSAS, solo la Regione Puglia è a buon punto nella sua realizzazione.
A fronte di questo ritardo, il Parlamento sta discutendo due risoluzioni in materia di prevenzione, diagnosi e cura della sindrome delle apnee ostruttive del sonno con l’obiettivo di impegnare il Governo ad adottare tutte le azioni necessarie a facilitare l’accesso alla diagnosi e cura dell’OSAS, ponendo le basi per un approccio clinico uniforme e multidisciplinare a livello nazionale.
Il parere degli esperti
Nel mese di febbraio alcuni tra i principali specialisti italiani di disturbi respiratori del sonno sono stati convocati dalla Commissione Affari Sociali per consentire al legislatore di approfondire le criticità attinenti sia la sfera della salute dei pazienti sia le aree di debolezza dell’attuale sistema di diagnosi e cura della patologia.
A questo proposito, alcuni punti risultano particolarmente significativi.
Legame tra OSAS e altre patologie
Come già detto, le complicanze sistemiche della sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno riguardano sia le patologie cardiovascolari sia quelle neurologiche.
Patologie cardiovascolari
Per quanto riguarda il primo aspetto, l’OSAS è strettamente legata all’ipertensione arteriosa: circa il 50% dei pazienti con apnee soffre di ipertensione arteriosa e viceversa. Questa percentuale aumenta ulteriormente nei pazienti affetti da ipertensione arteriosa resistente al trattamento, nei quali la prevalenza delle apnee ostruttive raggiunge quasi il 90%, soprattutto nella popolazione maschile.
Inoltre, l’ipertensione arteriosa del paziente apnoico ha caratteristiche tali da causare un danno d’organo sistemico più grave rispetto al caso dei pazienti non apnoici: questo perché i pazienti con apnee notturne non beneficiano del calo fisiologico della pressione durante il sonno e sono quindi esposti a rischi maggiori.
L’altro aspetto clinico fondamentale nei pazienti con apnee é lo stretto legame tra apnee e aritmie. I pazienti apnoici sono soggetti a un aumento del rischio di morte cardiaca improvvisa su base aritmica.
In più, le apnee sono anche strettamente legate alla fibrillazione atriale che, a sua volta, determina un aumento del rischio di ictus e l’accelerazione dei processi di aterosclerosi e degli indici di infiammazione, tutti fenomeni questi in grado di danneggiare le pareti vascolari e aumentare la rigidità arteriosa.
Patologie neurologiche
Ultimo punto è quello del legame tra le apnee ostruttive nel sonno e il deterioramento cognitivo.
Da un lato, la sonnolenza e il sonno disturbato compromettono le prestazioni lavorative, dall’altro causano l’alterazione del liquido cerebro-spinale con conseguente accumulo, nel sistema nervoso centrale, delle proteine implicate nelle patologie neuro-degenerative a carico del sistema nervoso centrale.
Inizialmente, quando si è studiata la relazione delle apnee ostruttive con il deterioramento cognitivo, il legame più solido trovato è stato quello con la demenza di tipo vascolare; in realtà, con gli anni, la ricerca ha dimostrato che c’è un legame stretto anche con la neurodegenerazione di per sé.
Un elemento molto importante è che sembra che il deterioramento cognitivo sia reversibile, quindi, di nuovo, una diagnosi precoce permetterebbe di bloccare questo processo e di recuperare parte di ciò che è stato danneggiato.
Infine, ci sono sempre più evidenze del fatto che problemi respiratori notturni peggiorino il quadro in caso di demenza frontotemporale e di patologie del motoneurone come la SLA.
L’OSAS in età pediatrica
Si stima che il 12% dei bambini italiani abbia problemi di russamento e che il 3-4% soffra della sindrome delle apnee ostruttive del sonno. Ciò che preoccupa maggiormente, però, è che questi disturbi non sono patologie di tipo acuto (con un inizio, un decorso e una completa risoluzione), bensì rappresentano l’inizio di un percorso di cronicità con un forte impatto sulla salute e la qualità di vita dei bambini stessi, nonché sulla spesa sanitaria.
Ad esempio, si è scoperto che in questi bambini si verificano, a livello dell’endotelio vasale, danni precoci che potrebbero essere la causa di ipertensione da adulti.
In generale, si è riscontrato che questi bambini:
- hanno grossi problemi neuro comportamentali
- hanno una ridotta capacità di attenzione
- per svolgere un compito devono arruolare un’area cerebrale molto più ampia rispetto ai coetanei che non hanno questi disturbi
- hanno un vocabolario molto ridotto rispetto ai loro coetanei.
E’ quindi evidente l’importanza di intercettare queste patologie attraverso una diagnosi tempestiva e un appropriato percorso di cura.
L’OSAS come malattia cronica
Durante l’audizione è stato sottolineato come l’OSAS, sebbene attualmente gestita come patologia acuta, in realtà soddisfi tutti i requisiti per essere considerata una patologia cronica:
- è una patologia i cui sintomi, con il passare del tempo, non si risolvono, ma, al massimo, si attenuano grazie all’impiego di terapie appropriate
- può essere diagnosticata con appositi strumenti anche a casa del paziente (mediante polisonnografia domiciliare)
- può essere trattata a domicilio grazie all’utilizzo di appositi dispositivi terapeutici (p.es. la CPAP).
Infine, l’OSAS ha anche una diffusione paragonabile a quella dell’ipertensione arteriosa e nettamente superiore a quella del diabete, che godono invece dello status di ‘patologie croniche’.
Perché è importante che l’OSAS sia riconosciuta come patologia cronica e invalidante? Il motivo risiede nel fatto che le patologie croniche e invalidanti sono inserite nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), ovvero le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di un ticket.
Questo darebbe alla patologia una dignità maggiore e renderebbe più facile per il Sistema Sanitario Nazionale realizzare percorsi di diagnosi e cura adeguati su tutto il territorio.
A cura del Team SonnoService
Riferimenti
Studio CERGAS – https://www.sdabocconi.it/it/news/19/7/la-prima-analisi-dellimpatto-socio-economico-delle-apnee-ostruttive-del-sonno-osas-in-italia
Audizioni alla Camera sulla cura delle apnee ostruttive nel sonno – https://webtv.camera.it/evento/15976
Audizioni alla Camera sulla prevenzione delle apnee ostruttive nel sonno – https://webtv.camera.it/evento/15965
Articolo del 16-03-2020