Dott.ssa Ilaria Laccu
Articolo del 20-03-2025
Con il termine “epilessia” si indica una condizione neurologica che determina un’attività cerebrale elettrica anomala focale o generalizzata. La relazione che questo disturbo ha con il sonno è complessa e degna di nota – dal momento che può avere anche gravi ripercussioni.
Cerchiamo di capirne di più nell’approfondimento che segue.
Cos’è l’epilessia notturna e i fattori che ne contribuiscono all’insorgenza
Come anticipato, l’epilessia è una condizione patologica a carico del sistema nervoso che si manifesta con numerose manifestazioni neurologiche (i cui sintomi dipendono dalla sede e dalla diffusione della scarica elettrica anomala – nel caso dell’epilessia notturna, ovviamente, i sintomi compaiono mentre si dorme.
Esistono diverse crisi epilettiche notturne che vengono classificate sulla base della sede dell’insorgenza delle anomalie elettriche: la SHE (Epilessia ipermotoria correlata al sonno, precedentemente identificata come NFLE – epilessia notturna del lobo frontale), Epilessia del lobo temporale o epilessia del lobo parietale e occipitale correlate al sonno.
La SHE include una forma geneticamente determinata chiamata ADNLFE (epilessia notturna del lobo frontale autosomica dominante), ma la causa più frequente è una anomalia dello sviluppo della corteccia cerebrale (le displasie corticali).
Normalmente, le cellule cerebrali comunicano tra loro attraverso impulsi elettrici regolari: quando si viene colpiti da un attacco epilettico, invece, le scariche diventano anormali e sincrone.
L’epilessia, che secondo l’OMS colpisce circa 50 milioni di persone in tutto il mondo, può essere diagnosticata a qualsiasi età – ma compare con più frequenza nei soggetti sotto i due anni di età e sopra i 65 anni.
I sintomi di una crisi epilettica possono essere:
- crisi tonico-cloniche (o generalizzati), ovvero che coinvolgono movimenti muscolari involontari e possono portare alla perdita di coscienza. Interessano tutto il cervello e sono caratterizzate da rilascio sfinterico urinario e morsus della lingua;
- crisi parziali (o focali), che coinvolgono cioè solo una parte del cervello e causano movimenti involontari di una sola parte del corpo, sensazioni strane o cambiamenti emotivi.
L’insorgenza di una crisi epilettica può essere facilitata da:
- uso di alcol e/o droghe;
- ictus;
- HIV o AIDS;
- tumore al cervello;
- lesioni cerebrali;
- demenza sentile;
- Alzheimer;
- trauma cranico;
- meningite;
- lesioni prenatali, mancanza di ossigeno alla nascita;
- uso di farmaci in gravidanza;
- privazione del sonno;
- condizioni metaboliche alterate;
- stress eccessivo;
- febbre, infezioni o stati infiammatori.
Le anomalie elettriche cerebrali, e la conseguente crisi epilettica, possono anche essere indotte in un paziente che non soffre di epilessia ma che manifesta, in qualsiasi momento della sua vita, una di queste condizioni patologiche.
La complicazione più severa che può insorgere quando si viene colpiti da epilessia notturna è la morte improvvisa inspiegabile (Sudden Unexpeted Death in Epilepsy): si tratta di un evento raro le cui cause sono ancora ignote – anche se le probabilità di incorrervi aumentano in presenza di episodi ricorrenti non controllati dall’assunzione di farmaci.
Le evidenze scientifiche, però, suggeriscono come la SUDEP possa verificarsi in presenza di patologie di tipo cardiaco o respiratorie.
Sintomi e diagnosi dell’epilessia notturna
Riconoscere i sintomi di un attacco epilettico è fondamentale per avere una diagnosi chiara dell’attacco e definire una terapia adeguata.
I sintomi dell’epilessia possono variare a seconda del tipo di attacco – e ogni persona che ne soffre, in genere, viene sempre colpita da sintomi stereotipati.
Il primo sintomi cui prestare attenzione sono le convulsioni, ma occorre fare una distinzione: quando si hanno queste ultime, non per forza si manifesta l’epilessia (dal momento che le convulsioni si possono riscontrare anche in altri disturbi, come quelli metabolici o in caso di febbre alta).
Oltre alle convulsioni, quindi, altri sintomi di epilessia notturna possono essere:
- risvegli notturni confusionali;
- movimenti anomali e ripetitivi durante il sonno;
- rilascio sfinterico;
- irrigidimento muscolare o clonie muscolari di un arto o diffuse ai quattro arti;
- sedersi nel letto alla ricerca di qualcosa, ma poi continuare a domire (wondering);
- risvegli con sensazione di nausea e malessere
- perdita di coscienza;
- ansia;
- tremori;
- mancanza di respiro;
- movimenti a scatti;
- perdita di coscienza;
- iper ventilazione;
- confusione temporanea;
- muscoli rigidi e iperventilazione.
Se l’attacco di epilessia è lieve (oppure perché si dorme da soli), potrebbe essere difficile da riconoscere – per via della durata molto ristretta che non fa perdere conoscenza.
Diagnosticare in maniera precoce l’epilessia è il primo passo per andare incontro ad un controllo più attento della sintomatologia – anche se rimane complicato accertarsi dell’esistenza di epilessia notturna, dal momento che spesso viene confusa con le altre parasonnie.
Si può, però, ricorrere alcuni esami strumentali (oltre alla valutazione di un medico esperto in epilessia):
- tomografia computerizzata;
- puntura lombare (qualora il quadro si presente anche con disturbi persistenti della coscienza o stati febbrili importanti;
- risonanza magnetica;
- elettroencefalogramma.
Nel caso si sospetti si è affetti da epilessia, è sempre importante monitorare il sonno confermando la diagnosi attraverso la registrazione delle crisi epilettiche con una polisonnografia neurologica.
Epilessia notturna: rimedi e come impatta sulla salute del sonno
Come prima cosa, la terapia per la cura dell’epilessia va a trattare i possibili effetti scatenanti le crisi: si va, dunque, ad eliminare l’abuso di psicofarmaci e farmaci che abbassano la soglia epilettogena, droghe e alcol e ad evitare la privazione di sonno e lo stress.
Qualora gli attacchi epilettici dovessero continuare anche in assenza di fattori scatenanti, si procederà con il trattamento farmacologico – al fine di controllare gli attacchi.
Si tratta di farmaci anticonvulsivi e antiepilettici – che, purtroppo, non sono in grado di fermare un attacco i corso d’opera e non rappresentano una cura definitiva.
Si tratta semplicemente di una cura sintomatica, in grado quindi di eliminare le crisi nella maggio parte dei casi.
Va ricordato che tale approccio andrà eseguito solo qualora l’epilessia si ripeterà nel tempo (e non con un singolo caso isolato).
Altri approcci terapeutici per l’epilessia notturna, in genere, includono:
- dieta chetogenica: ricca di grassi e povera di carboidrati, viene scelta per tutti quei soggetti che non rispondono ai farmaci;
- neurochirurgia: si va a rimuovere l’area del cervello che causa l’attività convulsiva o si effettua una disconnessione recedendo le parti che comportano l’interruzione del percorso nervoso;
- stimolazione del nervo vago: un dispositivo che viene impiantato sottopelle nel torace che stimola elettricamente il nervo vago per prevenire le convulsioni.
Per indagare la correlazione tra epilessia e sonno, poi, è utile avvalersi di uno studio pubblicato su “Epilepsy and Behavior” che affronta proprio questo tema.
Nell’indagine si sottolinea che i pazienti con epilessia hanno una possibilità due volte superiore a sviluppare i disturbi del sonno rispetto alla popolazione sana – insieme a bruxismo, gambe senza riposo, ipersonnia e insonnia.
Altre rilevazioni degne di nota:
- una scarsa qualità del sonno può peggiorare il controllo degli attacchi epilettici;
- il trattamento delle apnee notturne può ridurre il numero di crisi (qualora il paziente ne sia affetto).
Inoltre, il 10/15% dei casi è legato al sonno e più del 90% delle morti improvvise avviene durante il sonno.
I pazienti con epilessie genetiche generalizzate, in particolare con epilessia mioclonica giovanile, sono a maggior rischio di scarso controllo delle crisi durante i periodi di privazione del sonno.
Tali pazienti hanno maggiori probabilità di riscontrare funzioni esecutive frontali alterate e quindi sono a maggior rischio di mantenere abitudini di sonno malsane.
Infine, i dati raccolti finora mostrano che scariche epilettiformi interictali generalizzate e focali durante il sonno sono più probabili durante i periodi di sonno NREM 3, NREM 1 o NREM 2 e difficilmente si verificavano durante il sonno REM. Queste scariche, nella maggior parte dei pazienti, sono associate alla frammentazione del sonno.
Articolo del 20-03-2025