Dott.ssa Ginevra Del Giudice

Articolo del 27-03-2025

Un’eccessiva somministrazione di ossigeno, durante l’ossigenoterapia, in alcuni casi può portare ad ipercapnia da ossigenoterapia ed insufficienza respiratoria ipercapnica, spesso associate ad acidosi respiratoria.

Scopriamo di più su questa condizione.

 

Cos’è e quali sono i sintomi dell’ipercapnia

Con il termine ipercapnia si intende un’elevata concentrazione e pressione di CO2 (anidride carbonica) nelle arterie: si tratta di una condizione potenzialmente grave che può causare eccessiva acidità nel sangue fino al decesso del soggetto.

Ma quali sono i valori normali della capnia? La pressione parziale dell’anidride carbonica nel sangue arterioso (PCO2) è, solitamente, compresa tra 35 e 45 mmHg.

Questi valori si misurano tramite emogasanalisi, un esame che fornisce una misurazione diretta della concentrazione di CO2 nel sangue.

L’ipercapnia può essere:

  • ipercapnia lieve: PCO2 tra 45 e 60 mmHg;
  • ipercapnia moderata: PCO2 tra 60 e 90 mmHg;
  • ipercapnia grave: PCO2 oltre i 90 mmHg.

Quando la PCO2 supera i 100 mmHg si può verificare coma e, se va oltre i 120 mmHg, può sopraggiungere la morte.

I sintomi e i segni dell’ipercapnia possono variare in base alla gravità della condizione e alla sua causa sottostante:

  • disturbi del sonno e alterazione del ritmo sonno-veglia: spesso accompagnata da eccessiva sonnolenza diurna, tipica di chi soffre di apnee notturne;
  • sonnolenza e torpore: sensazione di affaticamento persistente e di un riposo notturno non rigenerante;
  • difficoltà di attenzione e memoria: rapido calo della concentrazione e deterioramento della memoria a breve termine, rendendo difficile il mantenimento del focus sui compiti quotidiani;
  • cefalea mattutina: dolore pulsante che si manifesta soprattutto al risveglio, in genere localizzato nella zona occipitale, fronto-occipitale o bi-temporale, spesso legato all’aumento notturno della CO2;
  • turbe neuro-psichiche e instabilità emotiva: con livelli di CO2 superiori ai 70 mmhg possono emergere irritabilità, sbalzi d’umore e anche sintomi depressivi;
  • stato confusionale e rallentamento mentale: maggiormente evidente al risveglio o dopo una sedazione eccessiva, con difficoltà di orientamento spaziale e temporale nei casi più avanzati;
  • eccessiva sudorazione e ipersecrezione: aumento della produzione di sudore, saliva e secrezioni bronchiali, insieme a un incremento della secrezione acida gastrica, che può portare a bruciore da reflusso gastroesofageo e patologie ulcerose;
  • arrossamento oculare al risveglio: causato da vasodilatazione indotta dall’accumulo di co2, talvolta accompagnato da esoftalmo (sporgenza del bulbo oculare) per la congestione dei vasi sanguigni nell’orbita;
  • movimenti involontari e tremori: piccole contrazioni muscolari spontanee delle dita e degli arti, oltre a tremori visibili quando si tengono le mani sollevate con le dita estese;
  • difficoltà nella scrittura (disgrafia): rallentamento e alterazione della grafia, che può diventare tremolante e difficilmente leggibile;
  • riduzione dell’appetito (anoressia o iporessia): spesso associata a un peggioramento dell’insufficienza respiratoria, in particolare quella ipercapnica.

Altre manifestazione possono essere:

  • aumento della pressione arteriosa;
  • aritmie cardiache;
  • riduzione dell’attività cerebrale.

Nei casi più gravi, invece, possono sopraggiungere:

  • coma;
  • convulsioni;
  • acidosi metabolica;
  • insufficienza respiratoria acuta;
  • perdita di coscienza.

È fondamentale prestare attenzione ai segni precoci e consultare un medico per una valutazione e un trattamento appropriati per intervenire prontamente e prevenire le complicazioni.

 

Cause e fattori di rischio dell’ipercapnia

Le cause dell’ipercapnia sono diverse e possono scaturire da una serie di condizioni mediche e patologie.

Le principali sono:

  • insufficienza respiratoria cronica: si tratta di una delle cause più comuni di ipercapnia, spesso associata a condizioni come la broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO), l’edema polmonare e l’asma.
  • disturbi che causano debolezza dei muscoli respiratori (come la sindrome di Guillain-Barré, miastenia gravis e botulismo);
  • esposizione a ambienti con concentrazioni elevate di anidride carbonica (come ambienti industriali o sotterranei).

Esiste anche la possibilità che l’ipercapnia possa essere favorita da patologie quali:

  • ictus cerebrale;
  • bronchiectasie;
  • ustioni gravi;
  • ipoventilazione;
  • sepsi;
  • infarto miocardico acuto;
  • intossicazioni da farmaci che sopprimono il centro del respiro;
  • obesità grave;
  • cuore polmonare;
  • ipertiroidismo;
  • sindrome da distress respiratorio (ARDS);
  • apnee notturne;
  • traumi cranici;
  • diminuzione dello stato di coscienza;
  • angina instabile;
  • aspergillosi;
  • fumo di sigaretta;
  • traumi;
  • fratture ossee;
  • enfisema polmonare;
  • sindrome di Pickwick;
  • bronchite;
  • insufficienza respiratoria;
  • embolia polmonare;
  • croup;
  • stati febbrili;
  • insufficienza cardiaca (scompenso);
  • polmoniti;
  • ipertermia maligna;
  • annegamento;
  • angina pectoris.

È fondamentale identificare e trattare la causa sottostante per tempo, al fine di avere una gestione efficace dell’ipercapnia e prevenire il verificarsi di complicazioni gravi.

 

Rimedi per l’ipercapnia

I rimedi per l’ipercapnia dipendono dalla causa sottostante e dalla gravità del disturbo.

Le opzioni di cura, dunque, possono includere:

  • ossigenoterapia;
  • ventilazione meccanica;
  • somministrazione di broncodilatatori;
  • gestione delle condizioni mediche correlate.

Per una gestione ottimale dell’ipercapnia, può essere di grande aiuto avere a che fare con un team multidisciplinare composto da:

  • medici;
  • infermieri;
  • terapisti respiratori;
  • fisioterapisti.

Bisogna sempre sottolineare che, in caso di manifestazioni che facciano pensare al sopraggiungere dell’ipercapnia, è bene dirigersi immediatamente al Pronto Soccorso o contattare il Numero Unico per le Emergenze 112, evitando rimedi fai da te che potrebbero peggiorare la situazione: una tempestiva segnalazione di sintomi, può consentire allo pneumologo di attivare una serie di strategie per evitare situazioni tragiche.

Nella valutazione specialistica, il medico non si dovrà limitare alla misurazione della saturazione dell’emoglobina con l’ossimetro in grado di rilevare il deficit di ossigeno ma non gli aumenti della CO2, ma deve prevedere anche un’emogasanalisi arteriosa, unico esame in grado di individuare queste situazioni.

Esiste anche la possibilità di avviare il paziente alla ventilazione non invasiva (NIV) con apposito ventilatore domiciliare.

È importante valutare attentamente il paziente e adottare un approccio personalizzato per garantire un trattamento efficace e sicuro.

Articolo del 27-03-2025

Dott.ssa Ginevra Del Giudice

Medico chirurgo, specialista in Malattie dell'Apparato Respiratorio. Esperto in Disturbi Respiratori nel Sonno AIPO-ITS. Iscritta nel Registro Nazionale degli Esperti in DRS AIPO-ITS. Esperto in Disturbi del Sonno AIMS (Associazione Italiana Medicina del Sonno). Master Universitario di II livello in “Pneumologia interventistica” presso Università Politecnica delle Marche. Dottore di ricerca in “Medicina Interna e Immunologia Applicata” Membro ERS, AIPO e AIMS. Autore di diverse pubblicazioni scientifiche per riviste nazionali ed internazionali. ​​