Dott.ssa Ginevra Del Giudice

Articolo del 17-04-2025

Il Pavor nocturnus rientra nelle parasonnie e, per questo, è una perturbazione non patologica del sonno che interessa soprattutto i bambini.

Cerchiamo di scoprire in cosa consiste, come si manifesta e come trattarlo.

 

Cos’è il pavor nocturnus?

Il pavor nocturnus, conosciuto anche come terrore notturno, è un disturbo del sonno che colpisce principalmente i più piccoli tra i 2 e i 12 anni – raggiunge il picco intorno ai 3/4 anni e tende a sparire con l’adolescenza.

A differenza degli incubi, che avvengono nella fase REM del sonno e di cui i bambini possono avere ricordo al risveglio, il pavor nocturnus si verifica durante la fase di sonno profondo (non-REM) e non lascia alcuna memoria dell’episodio.

Chi ne soffre si sveglia improvvisamente in preda al terrore e può manifestare:

  • urla;
  • agitazione;
  • sudorazione intensa;
  • battito accelerato;
  • respiro affannoso;
  • pupille dilatate;
  • disconnessione dalla realtà.

Uno degli aspetti più spaventosi per i genitori è che i bambini, durante un attacco di pavor nocturnus, mantengono gli occhi aperti senza essere davvero svegli o rispondere agli stimoli.

Dopo qualche minuto (a volte anche 20/30), la crisi rientra spontaneamente e il piccolo torna a dormire profondamente, senza ricordare nulla il giorno successivo.

Si tratta di una condizione che non è espressione di disturbi neurologici, affettivi, o relazionali – non è nemmeno un attacco di panico. Fondamentalmente è il risultato di un’attivazione del sistema limbico (gestore delle emozioni), probabilmente dell’amigdala, che si realizza non in conseguenza di esperienze vissute.

Purtroppo, non esiste una causa unica di pavor nocturnus, ma si ritiene che possa essere legato a fattori come:

  • stress;
  • affaticamento;
  • cambiamenti nella routine del sonno;
  • febbre;
  • altri disturbi.

Tra le cause scatenanti vi è anche l’ereditarietà: se uno dei genitori ha sofferto di terrori notturni da piccolo, è più probabile che il figlio li sperimenti a sua volta.

Gli attacchi di pavor nocturnus si verificano con una frequenza variabile e non prevedibile (anche una sola volta nella vita).

 

Come distinguere il pavor nocturnus dagli incubi?

Il pavor nocturnus ha una natura molto simile a quella degli incubi – infatti molti genitori confondono queste due condizioni.

Tuttavia, ci sono alcune differenze fondamentali tra le due situazioni:

  • orario in cui si manifestano: gli incubi si verificano nelle prime ore del mattino, durante la fase REM, mentre il pavor nocturnus avviene nella prima metà della notte, quando il bambino è in sonno profondo;
  • reazione del bambino: dopo un incubo, il bambino si sveglia del tutto, è cosciente e può raccontare ciò che ha sognato, mentre durante un episodio di pavor nocturnus sembra sveglio ma non è in grado di comunicare o essere consolato;
  • durata: un incubo dura pochi minuti e termina una volta che il bambino viene rassicurato, mentre il terrore notturno può protrarsi più a lungo senza possibilità di intervenire efficacemente.

Conoscere queste differenze aiuta a comprendere meglio la situazione: in definitiva, se il bambino non ricorda nulla al mattino, molto probabilmente si è trattato di pavor nocturnus e non di un incubo.

 

Come comportarsi durante un episodio di pavor nocturnus?

Quando il proprio figlio manifesta un episodio di pavor nocturnus, è fondamentale non svegliare il soggetto: interrompere volontariamente la crisi, scuotendolo o cercando di calmarlo, può solo peggiorare la situazione

Durante l’attacco, il cervello è bloccato in una fase di transizione tra sonno profondo e veglia e l’unico modo per risolvere l’episodio è lasciare che faccia il suo corso.

I consigli, quindi, possono essere i seguenti:

  • mantenere la calma: bisogna ricordare che il bambino non è cosciente di ciò che sta accadendo e non soffre. Il pavor nocturnus è più spaventoso per chi lo osserva che per chi lo vive;
  • evitare di toccarlo troppo: come detto, accarezzarlo o abbracciarlo potrebbe aumentare l’agitazione. È meglio stare vicino, monitorare la situazione e aspettare che l’episodio passi da solo;
  • assicurarsi che non si faccia male: se il bambino si muove molto o cerca di alzarsi dal letto, bisogna assicurarsi che non urti mobili o altri oggetti. Se necessario, spostare delicatamente tutto ciò che potrebbe rappresentare un pericolo.

non parlarne al mattino: dal momento che il bambino non ricorda nulla, non ha senso sottolineare l’accaduto. Parlare troppo degli episodi potrebbe solo generare ansia e rendere più probabile che si ripetano.

 

Si può prevenire il pavor nocturnus?

Purtroppo, non esistono azioni che aiutino a far sparire del tutto il rischio della manifestazione di pavor nocturnus, ma ci sono alcune strategie che possono ridurne la frequenza:

  • assicurarsi che il bambino dorma a sufficienza: la stanchezza è uno dei principali fattori scatenanti, quindi è fondamentale rispettare orari regolari e garantire un sonno di qualità;
  • creare una routine rilassante prima di dormire: un ambiente sereno e abitudini rilassanti (come leggere una storia o ascoltare musica dolce) possono aiutare a favorire un sonno più tranquillo;
  • evitare schermi e stimoli troppo forti prima di dormire: la luce blu di tablet e smartphone può interferire con il ritmo sonno-veglia, aumentando il rischio di risvegli notturni;
  • ridurre le fonti di stress: se il bambino sta vivendo cambiamenti importanti (trasloco, ingresso all’asilo, arrivo di un fratellino), cerca di rassicurarlo con attenzioni extra durante il giorno.

 

Quando preoccuparsi e consultare un medico?

Nella maggior parte dei casi, il pavor nocturnus è un fenomeno transitorio che si risolve da solo con la crescita.

Tuttavia, ci sono alcune situazioni in cui è consigliabile parlare con un medico o uno specialista del sonno:

  • gli episodi sono molto frequenti e disturbano pesantemente il riposo del bambino;
  • il bambino si fa male durante gli episodi o presenta comportamenti insoliti nel sonno (come sonnambulismo);
  • i terrori notturni persistono oltre i 12 anni;
  • ci sono segnali di un altro disturbo del sonno, come apnee notturne o difficoltà respiratorie.

Un consulto medico può aiutare a escludere altre condizioni e, nei casi più complessi, individuare strategie mirate per migliorare la qualità del sonno.

Articolo del 17-04-2025

Dott.ssa Ginevra Del Giudice

Medico chirurgo, specialista in Malattie dell'Apparato Respiratorio. Esperto in Disturbi Respiratori nel Sonno AIPO-ITS. Iscritta nel Registro Nazionale degli Esperti in DRS AIPO-ITS. Esperto in Disturbi del Sonno AIMS (Associazione Italiana Medicina del Sonno). Master Universitario di II livello in “Pneumologia interventistica” presso Università Politecnica delle Marche. Dottore di ricerca in “Medicina Interna e Immunologia Applicata” Membro ERS, AIPO e AIMS. Autore di diverse pubblicazioni scientifiche per riviste nazionali ed internazionali. ​​