Emiliana Meleo
Articolo del 06-12-2019
Indice
L’Apnea Notturna è una patologia molto diffusa tra gli adulti e può essere causa di gravi disturbi del sonno.
L’effetto principale dell’apnea notturna è l’interruzione ripetuta del respiro mentre si dorme, con conseguenti micro risvegli e impatti negativi sulla qualità del sonno stesso.
In particolare, nell’ambito dell’apnea notturna, si parla di:
-
- apnea quando l’interruzione del respiro va dai 10 secondi e meno di 3 minuti;
- ipopnea quando si ha una riduzione parziale del flusso respiratorio (pari almeno al 50%);
- RERA (Respiratory Effort Related Arousal) quando c’è limitazione della respirazione con progressivo aumento dello sforzo respiratorio seguito da un repentino sblocco. Il paziente in genere manifesta da 5 a 30 o più episodi di pause respiratorie all’ora.
In generale, tale disturbo è più frequente negli uomini, mentre le donne tendono a soffrirne dopo la menopausa. In età pediatrica, l’apnea notturna è riconducibile prevalentemente all’OSAS (sindrome delle apnee ostruttive nel sonno).
A seguire, vedremo come si diagnostica e si cura l’apnea notturna e quali sono i sintomi e i rischi legati a questa patologia.
Quali sono i tipi di apnea notturna?
Tra le apnee notturne riconosciamo:
- Le apnee ostruttive nel sonno o OSAS, caratterizzate dalla ricorrenza di disturbi respiratori durante i quali le vie aeree superiori subiscono un’occlusione o subocclusione (in questo caso si parla di ipopnea ostruttiva).
Chi soffre di questa patologia sperimenta numerosi risvegli bruschi durante la notte. Questo accade perché il nostro corpo, rilevando una situazione d’emergenza, interrompe in maniera forzata il sonno: il risveglio consente infatti di riprendere a respirare normalmente.
In base a vari studi effettuati sulla popolazione italiana, si stima che circa 6 milioni di uomini in età lavorativa soffrano di OSAS. Uno studio specifico effettuato su 11 mila soggetti ha evidenziato che tendono a soffrire di OSAS soprattutto gli uomini tra i 40 e i 70 anni.
- Le apnee centrali, caratterizzate dall’interruzione dello sforzo respiratorio, che si verifica perché i muscoli addetti alla respirazione non ricevono i corretti impulsi dai centri respiratori bulbari, la zona del cervello che regola la respirazione.
L’apnea centrale nel sonno può colpire chiunque, tuttavia è più diffusa tra i pazienti che soffrono di alcune patologie (pazienti cardiopatici, degenerative neuromuscolari, patologie del tronco encefalico, ecc.) o che usano determinati farmaci (oppiacei o rilassanti del Sistema Nervoso Centrale).
L’apnea centrale nel sonno può manifestarsi insieme all’apnea ostruttiva oppure presentarsi da sola. Normalmente, l’apnea centrale del sonno non è accompagnata da russamento.
- Le apnee miste, sono una combinazione di fattori centrali e ostruttivi che si producono nell’ambito dello stesso episodio di apnea notturna. Queste apnee vengono trattate come un’apnea ostruttiva.
La frequenza con la quale si susseguono le apnee e le ipopnee determina l’indice AHI con il quale viene definita la gravità della patologia.
Indice-AHI
- Minore di 5: Normalità
- Tra 5 e 15: Lieve
- Tra 16 e 30: Moderato
- Maggiore di 30: Grave
Russamento e apnea notturna: differenze
Il semplice russamento si verifica quando l’aria fatica a passare attraverso le prime vie aeree, naso e gola. Il rumore che ne scaturisce deriva dalla vibrazione delle strutture presenti nel cavo orale al passaggio dell’aria stessa.
La differenza sostanziale tra il russamento e l’apnea notturna consiste nel livello di ostruzione che l’aria incontra al suo passaggio: a differenza del russamento, infatti, l’apnea notturna determina una completa ostruzione delle vie aeree.
Le apnee possono causare molteplici problemi, spesso riconducibili a una ridotta ossigenazione dell’organismo, con ripercussioni sull’apparato cardiovascolare, metabolico e sulla psiche. Queste problematiche si ripercuotono sulla vita quotidiana e sociale del paziente.
Stanchezza al risveglio, svogliatezza, mal di testa frequenti, mancanza di attenzione e scarsa concentrazione sono solo alcuni dei molteplici problemi legati a questo disturbo del sonno.
Se l’apnea notturna si manifesta con una certa frequenza è probabile che si sia in presenza della Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS).
Per prevenire le apnee ostruttive del sonno, è consigliabile condurre una vita sana e fare attività fisica con costanza, evitare il fumo e le sostanze alcoliche e cercare, in caso di necessità, di perdere peso.
Quali sono le cause che provocano le apnee notturne?
Esistono diversi fattori genetici e non che possono portare il paziente ad avere le apnee notturne, tra di essi possiamo elencare:
- Obesità;
- Vita sedentaria;
- Consumo eccessivo di alcol;
- Fumo.
Altri fattori possono comprendere la presenza di patologie come le tonsille ingrossate, l’ipotiroidismo e malattia da reflusso gastroesofageo, nonché l’aver avuto un ictus.
Inoltre, c’è un fattore genetico che ne determina la presenza, ossia possono essere ereditate se qualcuno in famiglia ne soffre.
Apnee notturne: come si manifestano?
Chi soffre di apnee notturne ha una bassa qualità di riposo notturno, pertanto i sintomi principali riguardano:
- Sonnolenza diurna e affaticamento: A causa dei frequenti risvegli notturni e delle interruzioni del sonno, le persone con apnee notturne spesso sperimentano sonnolenza diurna e affaticamento cronico, accompagnati anche da mancanza di concentrazione.
- Mal di testa: Alcune persone che soffrono di apnee notturne possono avere mal di testa, soprattutto al risveglio, a causa della mancanza d’ossigeno che arriva al cervello durante la notte.
- Irritabilità e cambiamenti d’umore: La mancanza di sonno di qualità può portare a irritabilità, cambiamenti d’umore e difficoltà nella gestione dello stress.
- Problematiche legate alla sfera sessuale: Spesso, le persone che soffrono di apnee notturne possono riscontrare una minore libido o disfunzione erettile.
Le conseguenze per chi soffre di apnee notturne
L’apnea notturna può avere conseguenze gravi.
Le alterazioni del flusso respiratorio, infatti, provocano continui risvegli del sistema nervoso simpatico e aumenti della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Queste alterazioni, nel tempo, possono causare ipertensione arteriosa, ischemia cardiaca, ipertrofia ventricolare e, di conseguenza, insufficienza cardiaca congestizia.
È importante sottolineare, inoltre, che i risvegli del sistema nervoso simpatico causati dalle apnee notturne non si verificano solo durante il riposo notturno, ma anche durante la veglia.
Questo effetto diurno provoca variazioni della gittata cardiaca e di conseguenza della pressione arteriosa (sangue ricco di ossigeno). Le apnee ostruttive causano quindi variazioni della pressione arteriosa sistolica diurna, rendendo l’ipertensione, in alcuni casi, farmaco-resistente.
Di conseguenza, la presenza simultanea di apnea notturna e di variazioni di pressione arteriosa sono un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, indipendentemente da altre condizioni comunemente associate come età, sesso, obesità.
In sintesi, l’apnea notturna è un importante fattore di aggravamento o di rischio per:
- Insufficienza respiratoria ipossiemica o ipossiemica-ipercapnica da cause intra ed extratoraciche
- Ipertensione arteriosa sistemica: in particolare l’Apnea Ostruttiva nel Sonno può essere responsabile inizialmente della mancanza del fisiologico calo pressorio arterioso (“dipping”) notturno, ma anche dello scarso controllo farmacologico dell’ipertensione arteriosa, una volta che questa si sia instaurata. L’80% dei pazienti con ipertensione farmaco-resistente presenta disturbi respiratori nel sonno.
- Cardiopatia ischemica e scompenso cardiaco
- Aritmie cardiache e fibrillazione atriale
- Patologie cerebrovascolari
- Sindrome Metabolica
- Alterazione dei fattori di coagulazione in senso trombofilico.
Molti pazienti che presentano apnee durante la notte, non ne sono minimamente consapevoli sia perché si verificano mentre dormono, sia perché i sintomi vengono spesso confusi o associati ad altre patologie che possono essere la conseguenza della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno.
Apnea notturna: come avviene la diagnosi
Una volta accertati i sintomi, è opportuno rivolgersi al medico curante per farsi consigliare il percorso diagnostico più indicato (tipicamente, la Polisonnografia).
Gli esami di riferimento per accertare la presenza di apnee notturne e la loro frequenza durante la notte sono la Polisonnografia Cardio Respiratoria (o Monitoraggio Cardiorespiratorio) e la Polisonnografia Neurologica (a seconda della sintomatologia del paziente).
Entrambi gli esami si possono eseguire sia sugli adulti che sui bambini e possono essere effettuati direttamente a casa del paziente perché si basano sull’utilizzo di dispositivi portatili che non richiedono la presenza di un medico.
La Polisonnografia Cardio Respiratoria consente di registrare diversi parametri respiratori durante il sonno, quali:
- il flusso respiratorio del paziente
- l’attività cardiaca;
- i movimenti respiratori;
- il livello di ossigeno nel sangue;
- il russamento
La Polisonnografia Neurologica, oltre ai precedenti, analizza anche parametri legati a eventi neurologici, come ad esempio un aumento di attività celebrale per pochi secondi (microrisvegli o “arousal”), l’identificazione della macrostruttura del sonno (divisa nelle sue fasi di VEGLIA, REM, Non-REM), movimenti degli arti superiori e inferiori, tipici di alcune patologie neurologiche.
Per diagnosticare in maniera simultanea i disturbi neurologici e i disturbi respiratori si valutano i seguenti indici e parametri:
- AHI (numero di apnee + ipopnee per ora di sonno – Apnea end Hypoapnea Index);
- ODI (indice di eventi di desaturazione di O2– Oxygen Desaturation Index);
- RERA (indice che quantifica il numero di atti respiratori caratterizzati da un aumento progressivo dello sforzo inspiratorio, che termina con un Arousal, ovvero un microrisveglio del paziente, associato ad una riduzione di flusso del 30% – Respiratory Effort-Related Arousal)
- RDI (indice di disturbo respiratorio nel sonno. È dato dalla somma di apnee + ipopnee + RERA per ora di sonno.
- Tempo di sonno nelle fasi REM, Non-REM (1,2,3,4) e VEGLIA, che consente di valutare l’efficienza del sonno in termini qualitativi (Sleep Efficiency)
- Indice di movimento delle gambe, correlato o meno a un disturbo respiratorio (apnee, desaturazione, russamento, ecc) che consente di valutare la presenza di un disturbo di Sindrome delle gambe senza riposo
- Indice di periodicità degli arti inferiori (indice PLM) che consente di valutare la presenza del disturbo periodico.
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Terapia per le apnee notturne
La terapia più diffusa prevede l’impiego di un ventilatore meccanico chiamato CPAP (dall’inglese Continuous Positive Airway Pressure) che insuffla in maniera continua aria a pressione positiva attraverso il naso o la bocca allo scopo di vincere le resistenze delle vie aeree superiori. Questa terapia, tuttavia, non corregge permanentemente la fisiopatologia respiratoria: la sua interruzione infatti fa riemergere il disturbo.
Grazie all’utilizzo della CPAP, la pressione arteriosa sistemica risulta ridotta in soggetti ipertesi [1, 2].
La terapia viene spesso accompagnata da alcune modifiche dello stile di vita, come la riduzione del peso corporeo e l’eliminazione di eventuali fattori aggravanti, quali l’assunzione di alcool e di farmaci depressori del sistema nervoso centrale
Conclusione
Riassumendo, l’apnea notturna è un problema sociale con incidenza maggiore nei soggetti di sesso maschile. Come abbiamo visto, questa patologia, se non diagnosticata e trattata per tempo, può avere impatti molto rilevanti sulla salute, oltre a diminuire la qualità della vita sociale e lavorativa del paziente.
L’apnea notturna causa, tra le altre cose, sonnolenza diurna, individuata tra i fattori determinanti che contribuiscono all’aumento degli incidenti stradali o sul posto di lavoro.
Questa malattia riguarda più specialità mediche, pertanto, in alcuni casi si ha bisogno di una diagnosi e di una terapia coordinata tra diversi medici specialistici, così da poter garantire un intervento efficace ed efficiente per risolvere il problema.
Articolo revisionato dalla Dr.ssa Emiliana Meleo
Referenze
Articolo del 06-12-2019